La Serva Scaltra
La Serva Scaltra
ovvero La Moglie a Forza 
di JOHANN ADOLPH HASSE (199-1783)

(Napoli, 1729)

Direzione musicale Massimiliano Toni

Regia e coreografia  Deda Cristina Colonna

Scene Gisella Bigi

Costumi Giovanni Gobbi

Corpo di Ballo del Teatro Coccia

Orchestra sinfonica del Teatro Coccia

Ensemble La Terza Prattica

 

Dorilla Cristina Biaggio
Balanzone Federico Sacchi 

Teatro Coccia – Novara

26, 27 Novembre 2006

 

“La serva scaltra” si presenta già nel titolo come un intermezzo comico; i nomi dei due personaggi Dorilla e Balanzone rimandano a quella Commedia dell’Arte che rese l’Italia tanto famosa all’estero nel Seicento e nel Settecento, genere teatrale totale in cui le competenze dell’attore si fondono con quelle del danzatore e non escludono il canto, la giocoleria, l’acrobazia. 

La Commedia dell’Arte è il genere di riferimento del nostro spettacolo, che seppur filologico nelle intenzioni di fondo, non si propone come una ricostruzione. “Dorilla e Balanzone” fu rappresentato come intermezzo, probabilmente a sipario chiuso, in proscenio, per intrattenere il pubblico durante i cambi scena di un’opera seria di Hasse, il “Tigrane”. Anche questa caratteristica – cioè l’essere rappresentabile in uno spazio scenico quasi bidimensionale, senza tempo e senza luogo – lo avvicina nella struttura alla Commedia dell’Arte. I personaggi si raccontan

o già nel nome, manca loro la profondità individuale dello studio psicologico che sarà tipico del teatro ottocentesco, si esprimono nell’azione, vivono quasi come marionette. Per queste ragioni abbiamo voluto una scenografia senza spessore – bidimensionale appunto – nella quale i personaggi risultano come sospesi in una finzione di sapore antico, affidata alla bravura degli interpreti attraverso la struttura stessa dell’azione. 

Per la coreografia del “Ballo di Villano” che conclude l’intermezzo, la tradizione della Commedia dell’Arte italiana in Germania ci ha tramandato un testo di riferimento, la “Neue und Cuerieuse Theatralische Tanz-Schule” o “Nuova e Curiosa Scuola de’ Balli Theatrali”, pubblicato a Norimberga nel 1716 dal maestro di ballo italiano Gregorio Lambranzi. Nel trattato di Lambranzi sono ritratti i personaggi grotteschi e le maschere ai quali ci siamo ispirati per le figure dei villani, personaggi muti che oltre a figurare nel ballo finale aiutano Dorilla nella realizzazione della burla ai danni di Balanzone. Rispetto alla partitura originale di Hasse, che comprendeva il “Ballo di Villano” come unica danza, sono state operate alcune aggiunte, tratte da altri intermezzi comici dello stesso compositore, per consentire lo sviluppo delle scene grottesche.

 

Recensioni

Il gusto della farsa

[…] Un bel successo è arriso anche ad un’altra, forse ancor più significativa proposta dell’autunno musicale novarese al Teatro Coccia: l’intermezzo di Johann Adolf Hasse La Serva Scaltra, ovvero la moglie a forza(Dorilla e Balanzone). […] In questo caso lo spettacolo, interamente prodotto dal Coccia, è affidato alla raffinata mano registica di Deda Cristina Colonna, che ha pensato ad una messa in scena ispirata alle maschere della Commedia dell’Arte, operando delle aggiunte per le coreografie del “Ballo di Villano” che conclude l’intermezzo, all’interno del quale vengono ritratte maschere e figure grottesche e personaggi mut che aiutano l’astuta serva Dorilla. […] Davvero mirabile la bacchetta di Massimiliano Toni alla testa dell’ensemble strumentale La Terza Prattica, formato da strumenti originali. Un complesso che suona senza pedanti intenti filologici, bensì con spontanea freschezza. Questo piccolo gioiello esecutivo si sposa alla perfezione con il giocoso tratto registico e coreografico dello spettacolo […].
Alessandro Mormile
L’opera, Dicembre 2005
 

Nella nicchia dell’opera barocca

Non siamo in molti: partecipa chi ha interesse. Quello vero, che fa affrontare il freddo. Perché l’opera barocca non la trovi al supermercato della comunicazione, alla multisala del divertimanto. La devi andare a cercare nella nicchia, spostare la tendina azzurra e guardare tra le cose piccole e preziose. Impolverate, certo. Ma un colpo di straccio ben dato fa riaffiorare superfici di una lucentezza strabiliante. “La serva scaltra” ovvero La moglie a forza. Intermezzo in musica in atto unico e tre parti. Musica di Johann Adolf Hasse. […]

La lettura di Massimiliano Toni, maestro concertatore e direttore al cembalo, rende tutto veramente comunicativo: pochi gesti, quasi da officiante benedicente, ai quali l’Ensembe strumentale “La Terza Prattica” risponde con energia, sempre “attivamente”, puntualmente, “in avanti”. Un gruppo omogeneo ed equilibrato, formato da una base di strumenti ad arco (chi afferma che gli strumenti barocchi sono stonati dovrà ricredersi)  ed arricchito da alcune “colori”: la chitarra spagnola, il fagotto, il flauto dolce, cimbali, raganella. Tutto filologico, tutto vivo. meglio, vitale.
L’intermezzo si avvia alla conclusione con l’entrata in scena della danza: il tocco, in punta di scarpette, di Deda Cristina Colonna, regista “in toto” del riuscito lavoro novarese. La danza dei villani è il trionfo delle scene grottesche: attori pantomimici, maschere che volteggiano, personaggi del Fantabosco: passa un pretino con baldacchino a forma di papera, incrociano i loro bastoni i contadini ninja. Si muovono in rigoroso stile. Un’impennata che ci porta di un fiato al finale: il matrimonio, dove Dorilla si presenta in scena con una parrucca alta ben diciotto metri! Da sgranare gli occhi. Grottesco. Applausi convinti chiudono il sipario. Ora toccherà aspettare. perché l’opera barocca non la trovi al supermercato della comunicazione, alla multisala del divertimanto. La devi andare a cercare nella nicchia, spostare la tendina azzurra e guardare tra le cose piccole e preziose.
Diego Ragazzo
Il Corriere di Novara, 30.11.2005
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